Superga ai piedi

Quando tornando in treno giro il naso e vedo Superga mi si apre un sorriso perché mancano solo poco più di dieci minuti a casa. Ma Superga non è solo la collina della basilica, delle tombe dei Savoia e del Grande Torino. Superga è l’eco della mia infanzia a 300 chilometri da Torino. Le mie prime risalgono a quasi 40 anni fa, erano di un bellissimo verde smeraldo. Il loro nome era ed è modello 2570, meglio note a tutti come le Superga. La storia di queste scarpe iconiche è tutta sabauda e nessuno di noi le avrebbe indossate se la famiglia Martiny, torinese di origine tedesca, non avesse iniziato un’attività nel campo della lavorazione del caucciù a partire dalla seconda metà dell’Ottocento.

Francesco iniziò e suo figlio Walter proseguì: a inizio ’900 comprò un capannone in via Verolengo e cominciò dalle camere d’aria per bici, pneumatici per la neonata industria automobilistica; ma anche tacchi e stivali a tenuta stagna per l’agricoltura, benedizione per le mondine piemontesi, che fino ad allora avevano dovuto lavorare a gambe nude. Nel 1994 ho fatto la volontaria in un’Alessandria alluvionata con un paio di stivali di gomma gialla, a marchio Superga, ai piedi.

Fino a prima del modello 2570 le scarpe sportive erano di tela con suola in corda. La leggenda narra che Walter Martiny abbia progettato il prototipo di un paio di scarpe da tennis per regalarle alla moglie grande amante della racchetta. La suola di corda venne usata come modello su cui ricalcare lo stampo di quella di gomma vulcanizzata, da cui la tipica buccia d’arancia. Con le Superga ci abbiamo fatto di tutto. Le abbiamo usate per giocare a tennis, ma anche sui prati e nei cortili della nostra infanzia. Quando siamo stati più grandi ci abbiamo ballato e camminato in città e senza stringhe al mare. Le abbiamo viste bucarsi e scolorirsi dopo gli energici lavaggi a macchina delle mamme esasperate dal nero della suola e dall’odore. Le abbiamo custodite come reliquia anche quando erano a brandelli. Ce le siamo ricomprate di tutti i colori e non riusciamo a separarcene. Sono state le scarpe di mia nonna, della mia mamma e mie.

Quando si dice intramontabili.

 

 

Fonte : https://www.lastampa.it/2019/03/31/cronaca/superga-ai-piedi-eo2C0eL2oNwDbvzNDV5cIP/pagina.html